Inventario per la vendita della Cascina risalente al 1797, in cui è attestata l'appartenenza all'Abbazia di Vezzolano e l'esistenza di alcune parti dell'attuale fabbricato.
"Dall’Illustrissimo Reverendissimo Sig. Teologo Ferrero Abate di San Giacomo di Bessa Economo Generale dei Vescovadi, dell’ Abbazie e De Benefizi vacanti di regia nomina , e Consigliere di S.M. fui incaricato di procedere alla visita dei beni spettanti all’abbazia di S. Maria di Vezzolano, già goduto dall’Illustrissimo e Reverendissimo Sig Abate Mogri di Novano, ed ora vacante , per esser stato questo preconizzato Vescovo di Alessandria nel Concistoro tenuto da sua Santità li 27 giugno dell’anno scorso, e fra essi di quelli costituenti la Cascina denominata del Pancetto aggregata alla predetta Abbazia.
In adempimento dell’importante incombenza passo a riferire essermi nell’anno scorso trasferito nelle fiere d’Albugnano, in cui resta situata detta cascina detta del Pancetto, ed in tutte indicazioni avute dal Massaro Già Battista Fasoglio ho proceduto alla visita dei beni costituenti la ped., li quali riconobbi formare una sol pezza di giornate 166, le di cui quantità e qualità ricavai da uno stato manualizzato da Sig. Serra Segretario della Comunità di Albugnano, statomi per un tal oggetto comunicato, e rimesso dal R. Economato, qual stato fu da detta Comunità formato colla scorta di una fede spedita dall’ufficio della R. Peregrinazione e pervenuta alla Comunità li 5 agosto 1783, e colla scorta altresì del catasto, di cui si serve detta Comunità, la di cui Amministrazione (Come si evince dal sudd. stato manualizzato Serra Segretario) però è in senso, che la quantità di detti beni contenenti in esso stato sia molto maggiore della soov’espressa.
La fabbrica destinata per l’abitazione, ed alloggio delle persone, e bestiame necessari per la coltura di d. Cascina è costituita de una maniga contenenti un forno, una stanza, focolare, una crotta, in cui vi esistono due soglie per li bottali, un pollaio, una stalla voltinata, un caso da terra ed un ripostiglio esistente sotto la scala esterna per mezzo di cui dal piano di terra s’ascende al primo piano costituito da un camerino, e due camere, alle quali seguono cinque travate aperte dalla parte di levante esistenti superiormente alla suddetta stalla.
A mezzogiorno , et levante di detta maniga vi esistono due orti, il primo dei quali è situato immediatamente sul fine di detta maniga dalla parte di mezzogiorno, e l’altro è posto dalla parte di levante in qualche distanza sendovi tra quest’orto e la predetta maniga il pozzo d’acqua viva situato nel sito superiore posto in faccia di d. stanza focolare.
In poca distanza dalla sud. Maniga vi è un’altra piccola fabbrica continente due casi da terra aperti verso l’aia a mezzogiorno, la quale dalla sua protezione dalla parte di ponente s’estende verso la predetta prima maniga.
La suddetta fabbrica esiste nel concentrico della pera infra regionata e coerenziata.
In Pansei : vigna, campi, prati, boschi, gerbidi e Rocche e siti della fabbrica, orti e pertinenze, a cui coerereziano a levante le fini di Aramengo tramendiante la strada comune, a mezzogiorno Baldaspare, Trombetta, Bartolomeo Serra, denominato Primo, la strada pubblica, Gino Baucero, Giuseppe Cravotto, Giuseppe Pepino, Giuseppe Manera e Giacomo Antonio Tanso, a ponente la via Comune, e Gio Moncalvo, ed a mezzanotte Gio e Giuseppe Tonco, Giuseppe Marchio, Eredi Michele Serra, e gli eredi del fu Angelo Antonio Serra, come sovra di g. 166, cioè:
Casa ed Aia………………………………………………………….g 0,50
Prati……………………………………………………………………g 25
Vigne…………………………………………………………………g 23
Campi………………………………………………………………..g 15,50
Canapale………………………………………………………….g 0,50
Gerbidi e Rocche……………………………………………..g 41,50
Totale come sovra g 166,0
Di quali fabbrica e beni considerata avendo la lor qualità, quantità suddetta, situazione e stato, il valore in comune commercio degli altri beni di simil bontà, e natura posti in quei contorni , secondo le notizie procuratemi da persone pratiche e possidenti beni in detto territorio, non ommesso il rispetto, che l’affittamento va a scadere al prossimo S.Martino, quale dovrà operarsi secondo la consuetudine del paese, dopo di aver fatto ad ogni cosa li necessari riflessi soliti farsi in linea di perizia, entrai in sentimento che il prezzo di detti beni per esporgli agli incanti nella maniera praticata dall’Uffizio del Regio Economato possa fissarsi nella somma di lire trentaduemila cinquecento, come a tanto gli estimo, per la suddetta quantità di g.te 166, con tutte le loro ragioni, pertinenze, pesi e servitù sì attive, che passive, sì e come furono sin al presente avute e possedute dalla predetta abazia e provvisti pro tempore dalla suddetta, dico £ 32.500
Tale secondo il mio sentimento.
Torino, li 9 marzo 1797
Giuseppe Antonio Rambaudi
e Arc. Ill ed Estim e Perito
del R. Economato generale"